Accogliere con la compassione nel cuore

Il samaritano del Vangelo
è passato alla storia
come il samaritano buono.
È sceso da cavallo,
ha lasciato la sua sicurezza, si è commosso,
ha visto ciò che gli altri non avevano visto.
Desidero che le mie figlie, i miei figli
abbiano la commozione nel cuore sempre.
Desidero che scendiamo sempre dal cavallo
che di volta in volta ha un nome diverso:
la sicurezza di avere già fatto,
la sicurezza che tocca ad altri,
la sicurezza del non vedere.
Desidero che la compassione abiti
nel cuore mio e dei miei figli.
Se il cuore è chiuso, non c’è intelligenza
che ci possa aprire gli occhi.
Il compatire è sapersi mettere veramente
nei panni dell’altro,
il ferito, il deluso, il tradito…
con amore e responsabilità.
Noi desideriamo essere Gesù per l’altro.
E per tutti gli affaticati e oppressi
che incontriamo per la strada
noi siamo Gesù.

« Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: E chi è mio prossimo? Gesù riprese: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti? Quello rispose: Chi ha avuto compassione di lui. Gesù gli disse: Va’ e anche tu fa’ così » (Lc 10,29-37).
 

Commento di Rosanna Tabasso

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